Covid e animali domestici: cosa è cambiato?

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A cura del Medico Veterinario
Dr. Giuseppe Faranda
@drbepsvet

È un dato di fatto: il Covid-19, oramai, ha cambiato le nostre vite e le nostre abitudini. In questo articolo mi piacerebbe parlarvi di come sia cambiato il mondo veterinario nel periodo di pandemia mondiale che ancora ci ritroviamo a vivere, ma anche come sia mutato il nostro rapporto nei confronti dei nostri amici cani e gatti.

Come è cambiato il mondo veterinario

Dalla convivenza in casa con il proprio animale all’attività ambulatoriale nelle nostre strutture, quella che conoscevamo come normalità è stata stravolta. Inutile ribadire quanto siano entrate a far parte della nostra routine le azioni di disinfezione continua di mani e superfici, l’utilizzo di mascherine e il distanziamento sociale.
La privazione del linguaggio non verbale nella sua completezza (chi si ricorda oramai quanto sia bello poter discutere “vis à vis” guardandosi in volto senza mascherina?!), il doveroso distaccamento fisico e gli ingressi contingentati in ambienti chiusi, hanno cambiato di gran lunga il rapporto tra medico e paziente.

Ingresso solo su appuntamento

Partendo dall’organizzazione delle visite in ambulatorio, l’ingresso in struttura su appuntamento è diventato obbligatorio.
Visite ben cadenzate e permanenza nella sala d’attesa consentita ad un numero limitato di persone e per breve periodo, hanno aiutato a diminuire la diffusione del contagio.
Parte integrante della visita medica erano la partecipazione attiva del proprietario nelle manovre e nel contenimento del proprio animale e la sana e utilissima chiacchierata con il medico per giungere ad una conclusione sulla diagnosi e la conseguente terapia.

Ebbene, questo oramai, non è più la “normalità”.
Il paziente (l’animale domestico) entra in sala senza proprietario e la visita si è trasformata in un momento intimo, a porte chiuse, tra medico e paziente.
Questa variazione nel modo di lavorare ha condotto alla scoperta di due tipi di pazienti: quelli che senza la loro famiglia umana si comportano da bravi e docili esemplari e si fanno visitare senza problemi dal veterinario e quelli che diventano intoccabili senza la presenza del loro padrone.
In quest’ultimo caso, dopo disinfezione delle mani, rilevamento della temperatura corporea e mascherina, è consentito il necessario ingresso della persona che accompagna il paziente, in modo da poter proseguire con le indagini mediche.

Videochiamate e visite telematiche

È stata dura nel primissimo periodo, per il mio team e per me, rivoluzionare completamente il nostro modo di lavorare, rinunciando al contatto umano (fisico ed emotivo) che ci permetteva di entrare in sintonia coi nostri clienti. Sicuramente, la necessità di modificare le nostre abitudini lavorative ci ha permesso di sviluppare modalità differenti di “contatto”.

La tecnologia è stata di gran lunga utile, permettendoci di effettuare delle videochiamate per poter discutere con i proprietari e in qualche modo praticare della telemedicina. Certo, anche la semplice telefonata ha permesso a tutti quanti di chiacchierare in sicurezza ma, quando consentito, il dialogo in presenza col proprietario è avvenuto in ambienti all’aperto e a debita distanza (ecco, diciamo che d’inverno, per esempio, è stato decisamente più difficoltoso!)

Cosa è cambiato nel nostro rapporto con cani e gatti

Ma cos’altro ha cambiato il Covid-19?

Più animali domestici in famiglia

Secondo i dati Coldiretti del 2020, più di 3 milioni di nuovi animali domestici sono stati adottati in Italia.
Le famiglie, obbligate spesso a restare a casa in Smart Working, in DAD o, ahimè, in quarantena, hanno scelto di accogliere un cane, un gatto, un coniglio o altri animali da compagnia nelle loro case. L’Italia è diventato il primo paese in Europa per numero di Pets: oltre 62 milioni di pets, 16,5 milioni tra cani e gatti registrati nel nostro Paese, il 39% degli italiani ha un cane o un gatto in famiglia.

Maggiore attenzione alla salute di cani e gatti

Restando a casa più a lungo, la famiglia italiana ha potuto dedicare ai nostri amici animali una maggiore attenzione e soprattutto molto più tempo.
Il numero di visite dal veterinario è quindi aumentato.
L’incremento non è stato solo per un maggior numero di pazienti: anche la frequenza con la quale viene portato il singolo soggetto dal veterinario è incrementata. Vi siete chiesti il perché?
Abbandonare, forzatamente, i ritmi frenetici a cui eravamo sottoposti, ci ha obbligato a passare molto più tempo con il nucleo familiare (animali domestici inclusi).

Stare a stretto contatto con il proprio cane e il proprio gatto ha permesso ai proprietari di osservare attentamente i loro comportamenti e le loro abitudini e di accorgersi in largo anticipo quando qualcosa iniziava ad essere anormale.
Molte patologie sono state prese in tempo, sul nascere; molti comportamenti che di solito passavano inosservati hanno assunto il loro giusto significato (aumento della sete, dell’appetito, defecazione o urinazione alterate…); tutte le attività mediche di prevenzione annuale (come vaccini e antiparassitari) sono state effettuate in maniera puntuale e corretta.

Certo, nel primissimo periodo della pandemia abbiamo vissuto la fase in cui uscire di casa era possibile solo per azioni strettamente necessarie e spesso i protocolli vaccinali sono stati rivisti, ma ora, nonostante questo virus continui ad influenzare le nostre vite, portare il proprio animale dal veterinario è sempre consentito.

Gatti, stress e vaccini

È un problema comune a molte attività e risulta ancora attuale. I vaccini, quelli per i gatti in particolar modo, sono spesso carenti. Le motivazioni sembrano essere imputabili all’aumento della richiesta, a problemi di trasporto e alla difficoltà a reperire il materiale necessario a imbottigliare la soluzione negli appositi flaconcini.

I gatti, ecco, dedicherei un piccolo momento anche a loro. Esseri magnifici che spesso, in questo periodo, hanno sviluppato patologie legate a stress. Cistiti, dermatiti, problemi alimentari e di altro tipo, sono insorti dal cambiamento del ritmo delle loro giornate. I mici che vivono in casa si sono ritrovati a dover condividere il loro “regno” 24/24h con i loro coinquilini umani e questo, per alcuni di loro è stato un po’ troppo.

Anche i cani hanno visto cambiare le loro abitudini, ma spesso per loro, al contrario dei loro amici gatti, è stata una gioia immensa poter passare del tempo in più col proprio padrone.
Certo, sono chiaramente affermazioni di massima le mie: è ovvio che non vale per tutti gli esemplari delle due categorie, quanto detto.

“Dottore, il mio cane/gatto può prendere il covid?”

Sempre in questo periodo sono aumentate le telefonate di aiuto per gestire gli animali delle persone positive, sono aumentati i dubbi sulla possibilità di contagiare il proprio animale domestico (o di essere contagiati) ed è decisamente aumentato l’utilizzo di disinfettanti per pulire le zampette ed il pelo dei nostri cani al rientro dalla passeggiata.

Dedico giusto due righe a quest’ultima parte. Dovete sapere, innanzitutto, che il coronavirus è conosciuto da tempo sia per il cane che per il gatto. Non si tratta dello stesso virus che colpisce noi essere umani: nel cane causa problemi gastro enterici e nel gatto la FIP (Peritonite Infettiva Felina).
Il passaggio di ceppi diversi tra specie diverse, ossia la trasmissione da cani e gatti a uomo, non è comune, sebbene sia stata rinvenuta la presenza di particelle virali (del COVID 19) sui nostri animali domestici. Occasionalmente possono sviluppare una sintomatologia di tipo gastro enterica e/o respiratoria, ma secondo l’ISS non svolgono un ruolo epidemiologico nella diffusione della malattia.

Sempre l’Istituto Superiore di Sanità consiglia di attuare anche con loro un’attenta gestione preventiva (dalla disinfezione delle mani al limitare i contatti con sospetti infetti). Ovviamente, per qualsiasi dubbio e soprattutto nel caso in cui sviluppasse una qualche sintomatologia, rivolgetevi al vostro veterinario per curarne i sintomi.

Concluderei la lista di questi grandi cambiamenti con un pensiero un po’ meno scientifico ed un po’ più personale.
La solitudine e la reclusione forzata di questo periodo sono state difficili da sostenere per molti di noi. La condivisione della quotidianità, la possibilità di godere di un affetto puro e disinteressato e l’impegno impiegato ad accrescere una nuova vita (a quattro zampe) e a coltivare una nuova relazione a 6 zampe, hanno sicuramente contribuito a salvare molti di noi da un malessere emotivo.

Io mi sento di concludere questo articolo ringraziandoli, ringraziando i nostri animali che ci ricordano di continuo quanto sia bello e speciale poter vivere una relazione affettiva con loro. Il COVID passerà (e si spera presto) e loro resteranno… ed è importante prendersene cura sempre e nel miglior modo possibile, indipendentemente da come le nostre vite cambieranno nuovamente e da quanto ritorneremo a ritmi frenetici. Se lo meritano.

F.A.Q.

  1. Il mio cane/gatto può prendere il covid? Il coronavirus è conosciuto da tempo sia per il cane che per il gatto. Non si tratta dello stesso virus che colpisce noi essere umani, tuttavia è rinvenuta la presenza di COVID 19 sui nostri animali domestici. Occasionalmente possono sviluppare una sintomatologia di tipo gastro enterica e/o respiratoria.
  2. Posso contagiare il mio cane/gatto (o esserne contagiato)? Il passaggio di ceppi diversi tra specie diverse, ossia la trasmissione da cani e gatti a uomo, non è comune. Secondo l’ISS non svolgono un ruolo epidemiologico nella diffusione della malattia.
  3. Posso portare il mio animale domestico dal veterinario? Assolutamente sì, tutto ciò che è cambiato è solo che l’ingresso in una struttura veterinaria è consentita solo su appuntamento. Inoltre si possono organizzare videochiamate e visite telematiche ove possibile.

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